Nel mese di dicembre è stato pubblicato il VIl Rapporto OSSFOR che offre un supporto alla comprensione delle dinamiche che caratterizzano il settore delle malattie rare e dei farmaci orfani, proponendo contributi originali capaci di leggerne i fenomeni da varie prospettive. Una specificità del Rapporto è rappresentata dall’impegno di elaborare dati quantitativi tesi a colmare le attuali carenze informative.
Uno dei primi aspetti a cui si è dedicato OSSFOR, nell’intento di colmare le numerose carenze conoscitive che affliggono il settore delle malattie rare e dei farmaci orfani, è stato quello epidemiologico, ovvero della quantificazione, in termini di prevalenza, dei soggetti affetti da malattie rare e della valutazione degli oneri per loro sostenuti dal SSN. Allo stato, infatti, appare esserci una evidenza sul numero di soggetti esenti per malattia rara ma non dei malati rari nel loro complesso.
Ai fini della stima della prevalenza dei “malati rari”, un elemento discriminante è quello del criterio di riconoscimento della “rarità” delle patologie, sulla determinazione del quale ancora non si è giunti ad una condivisione generale.
Per contribuire a fare chiarezza, OSSFOR ha realizzato una revisione sistematica della letteratura, da cui, tra i principali punti, è emerso come confrontando i dati di cinque diverse fonti - Orphanet, OMIM (Online Mendelian Inheritance in Man), GARD (Genetic and Rare Disease information centre), DOID (Disease Ontology), NCI Thesaurus (National Cancer Institute Thesaurus) – sono state rilevate 6.370 malattie rare presenti in almeno tre dei suddetti database, ma anche 4.023 malattie che compaiono solo in alcuni; combinando le malattie elencate in questi registri (ed escludendo i duplicati), si otterrebbe un numero complessivo di oltre 10.300 patologie, numero che altri studi suggeriscono possa essere ancora sottostimato.
Passando alle terapie, ed iniziando dalla ricerca, si può osservare come le malattie rare contendano all’oncologia il primato in termini di numero di studi clinici avviati, tanto da rappresentare nel 2022 rispettivamente il 33% (verso il 40% dell’oncologia) del totale degli studi clinici iniziati; percentuali che hanno registrato una costante crescita nell’ultimo decennio. Per quanto riguarda, in particolare, il numero di soggetti arruolati annualmente negli studi sulle malattie rare, esso risulta stabile nell’ultimo decennio.
Il Paese con la più alta disponibilità di farmaci orfani (55) è la Germania, mentre Francia (48 prodotti disponibili) e Austria (47) mostrano livelli di disponibilità simili all’Italia.
In effetti, l’Italia scende in graduatoria se si considerano i tempi di accesso: il tempo medio nazionale di inserimento nelle liste di rimborsabilità, pur inferiore alla media dei Paesi EU, è di circa 16 mesi, circa 5 volte maggiore che in Germania (3 mesi); tale periodo risulta anche in leggero aumento nel tempo, senza considerare che gli indicatori proposti (tasso e tempi di disponibilità) si riferiscono all’accesso a livello nazionale e non tengono conto delle possibili difformità e ulteriori ritardi del processo di immissione nelle liste dei farmaci rimborsabili a livello delle singole Regioni.
Un elemento degno di nota è che, in Italia, la disponibilità di farmaci orfani oncologici e non oncologici sia sostanzialmente comparabile, contrariamente alla media dei Paesi UE, in cui la disponibilità è significativamente maggiore per gli orfani oncologici.
Ai fini dell’accesso, va inoltre considerato il tempo regionale, ovvero quello che trascorre dalla pubblicazione in GU alla prima movimentazione. Considerando i 99 farmaci orfani che hanno concluso la procedura di negoziazione in AIFA tra il 2016 e il 2022, e che hanno avuto almeno una movimentazione regionale successivamente alla conclusione del processo negoziale (farmaci di classe A, H o C), emerge che impiegano in media circa 8,5 mesi (mediana 5 mesi) per essere movimentati. Il tempo medio nazionale alla movimentazione tende a ridursi negli anni (da circa 407 giorni nel 2016, a circa 161 nel 2021). Stesso andamento decrescente si osserva per la variabilità, confermando quindi che la disponibilità regionale tende a diventare più rapida e omogenea.
Per i farmaci orfani, la spesa totale nel 2022 sostenuta dal SSN è stata pari a 1,98 miliardi di euro (in rialzo del 29% rispetto al 2021) rappresentando circa il 6,0% della spesa farmaceutica a carico del SSN. I consumi invece, si attestano a 11,4 milioni di dosi (+35,7% rispetto all’anno precedente), pari allo 0,04% del consumo complessivo di farmaci.
Dal 2013 al 2022 il tasso di crescita annuale per la spesa dei farmaci orfani è stato circa il doppio rispetto a quello degli altri farmaci acquistati dalle strutture del SSN: in questo decennio la spesa per i farmaci orfani si è più che triplicata (+225%). L’aumento di spesa è accompagnato dall’aumento dei consumi, che nell’ultimo decennio si sono raddoppiati (+103%). Questo dimostra una disponibilità sempre maggiore di cure per i pazienti affetti da malattie rare.
Le Regioni a maggior spesa pro-capite sono l’Emilia Romagna e la P.A. di Bolzano con una spesa, rispettivamente, pari a 41,2 e 38,9 euro a fronte di una media nazionale di 33,6 euro; le Regioni a minor spesa (spiegabile con le minori dimensioni) sono Valle d’Aosta e Molise, con una spesa rispettivamente di 14,1 e 25,9 euro. Sebbene si osservino queste differenze regionali, se si considerano le aree geografiche il consumo in termini di DDD per 1000 ab. die si attesta a 0,5 per Centro e Sud e Isole e 0,6 per il Nord, valori paragonabili alla media nazionale; anche la spesa pro-capite presenta valori simili tra Nord (34,9 euro), Centro (33,4 euro) e Sud e Isole (31,9 euro), che non si discostano molto dalla media nazionale pari a 33,6 euro, mostrando quindi un comportamento omogeneo tra aree geografiche, indice che non vi sono forti disparità di accesso alle cure per i pazienti affetti da malattie rare.
Nel 2022, la spesa dei farmaci orfani di classe C è stata pari a 15,5 milioni di euro, rappresentando l’1,3% della spesa complessiva per i farmaci orfani, in aumento del 7,6% rispetto allo scorso anno. Le Regioni del Nord mostrano valori più alti rispetto alle regioni del Centro e del Sud per tutti gli indicatori principali di consumo, spesa e spesa pro-capite.
Nel Rapporto 2023, le numerose novità normative, intervenute o in corso di definizione, nel settore malattie rare / farmaci orfani, sono oggetto di analisi a vari livelli.
A livello europeo, preso atto degli effetti positivi del Regolamento (CE) n. 141/2000, rilevabile dalla crescita del numero medio di AIC annue concesse (3,7 nel 2000-2005, 7,8 nel 2006-2011 e 12,2 nel 2012-2017), che hanno reso disponibili nuove terapie con un impatto positivo sulla salute e sulla vita di 6,3 milioni di pazienti affetti da malattie rare, va osservato che permane la necessità di rispondere a bisogni ancora oggi non sufficientemente soddisfatti.
La Commissione Europea ha, quindi, ritenuto necessario avviare una revisione (Inception Impact Assessment - Revision of the EU legislation on medicines for children and rare diseases, 2020) del quadro normativo per i medicinali orfani e per i medicinali pediatrici nell'UE. Revisione, che rientra nella più ampia revisione della legislazione farmaceutica dell'UE avviata nell’ambito delle Strategia Farmaceutica Europea adottata dalla Commissione nel 2020 (A pharmaceutical strategy for Europe) al fine di creare un quadro normativo adatto al futuro e a sostenere l'industria nella promozione della ricerca e delle tecnologie per soddisfare le esigenze terapeutiche dei pazienti.
Riguardo i farmaci orfani le modifiche proposte fanno parte del piano della Commissione per riequilibrare i regimi di incentivi spostando l’attenzione sulle aree con elevati bisogni medici insoddisfatti e promuovendo una concorrenza più rapida per farmaci generici e biosimilari. Altri cambiamenti importanti riguardano i nuovi poteri dell’Agenzia europea per i medicinali (“EMA”) per quanto riguarda le designazioni orfane e le modifiche all’ambito dell’esclusiva di mercato per i medicinali orfani.
Il volume contiene i risultati di una indagine realizzata da Osservatorio Malattie Rare e Alleanza Malattie Rare che ha avuto l’obiettivo di raccogliere informazioni utili ad individuare e misurare l’impatto delle diverse problematiche che affrontano le persone con malattie e tumori rari e i loro familiari/caregiver e, al tempo stesso, raccogliere dalle Associazioni di Pazienti delle indicazioni riguardo alle priorità da affrontare.
Il risultato ha confermato l’ormai nota difficoltà di accesso alle terapie che riguarda più di un paziente su tre e che tocca non solo i farmaci orfani, ma anche i farmaci di Fascia C e quelli soggetti a carenze; inoltre ha confermato il problema del ritardo nella diagnosi, che solo per il 40,6% dei pazienti arriva entro 1 anni dall’insorgenza dei sintomi e che per più di uno su quattro arriva dopo più di 3 anni.
Fatta la diagnosi, le famiglie e i pazienti si trovano ad affrontare due altri grandi problemi che impattano fortemente sulla quotidianità: l’organizzazione dei servizi sul territorio e le difficoltà economiche, che vengono indicate dai rappresentanti delle associazioni di pazienti, dai pazienti stessi e dai caregiver come prioritaria area di azione. Per quanto riguarda il territorio, i bisogni possono essere suddivisi in due categorie: percorso sanitario e percorso assistenziale.
Una questione ritenuta assolutamente prioritaria è il bisogno di riconoscimento della figura del caregiver familiare, affiancato dalla esplicita richiesta di aiuti economici alle famiglie.
Per quanto concerne la implementazione dei PDTA, che come argomentato è ritenuta elemento strategico dai paziento e dalle loro Associazioni ma anche un punto fondamentale trattato nel Piano Nazionale Malattie Rare, OSSFOR ha condotto una ricerca che ha permesso di apprezzare come ai fini del reperimento degli stessi si evidenzino varie criticità:
- mancanza di uniformità di terminologie per riferirsi ai percorsi diagnostico terapeutici assistenziali
- assenza in alcune Regioni di una pagina web dedicata alla raccolta di tutti i PDTA regionali
- irreperibilità dei PDTA a livello pubblico in alcune Regioni, nonostante ci sia evidenza della loro esistenza (es. Basilicata, Friuli-Venezia Giulia).
Tale complessità nel reperimento rappresenta un limite importante, in quanto dovrebbero essere invece fruibili, sia da parte dei pazienti che del personale sanitario che si trova a gestire un paziente affetto da malattia rara.
In questo articolo è riassunto un abstract con le informazioni di maggior rilievo, il volume può essere scaricato integralmente a questo link